[...] Mi
ero svegliato stanco come mi ero addormentato, una luce tagliente che entrava dalla finestra creando
dal nulla nuvole dorate di polvere. Non era la
luce di tutti gli altri giorni, non era bianca o rosa, allegra o
triste, rinfrescante, bagnata o calda, ma era più potente di tutte
le luci di tutte le albe che avevo vissuto, riusciva a entrare fin
negli angoli più nascosti, riusciva a curvare e percorrere i disegni
dei più oscuri labirinti fino a svelare quegli interstizi dove mai
luce era arrivata, dove forse mai lo
sguardo si era posato.
Guardando
i suoi occhi neri e grandi non potevo fare a meno di pensare a quella
luce verde che aveva inondato tutti gli oggetti, che era scesa
dolorosamente negli occhi e che ora scorreva ineliminabile nelle
vene. Di fronte al suo specchio di carne mi capitò di dire le cose
verdi che non avrei mai pensato di poter dire e che forse non
dovrebbero mai essere pronunciate [...]
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