"...L’obiettivo è stato quello di creare un lavoro artistico estremo, che non tenesse conto delle convenzioni (sia della poesia che della canzone) e che affrontasse alcuni importanti temi filosofico-esistenziali, senza paura di non piacere a un pubblico. Puri e liberi. Senza compromessi. Con la convinzione però che, trattandosi di temi che riguardano la nostra esistenza e quindi tutti noi, avrebbero bene o male incontrato il favore di molti, se non di tutti..." da Vi diremo le parole che non volete sentire

lunedì 30 maggio 2016

Anteprima "La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda

"...C’è una malattia senza nome. I libri di medicina non ne parlano. I sintomi non sono in alcun modo catalogati. Non c’è cura perché non si sa precisamente che cosa curare. Comincia in genere con una fame improvvisa che ti coglie nel cuore della notte oppure con la voglia di aspirare a fondo una sigaretta come se si volesse ingoiare il mondo. È un riflesso sul mare appena prima del tramonto oppure una stella che scintilla verde nel buio assoluto del cielo. Un giramento di testa al risveglio insieme ad una nausea che non ti vuole abbandonare. Un senso di vertigine mentre cammini, una pulsazione di un muscolo ogni volta in una parte diversa del corpo. Continui a dire che non è nulla, che sono solo segni senza senso, perché ogni volta è un segno diverso, un sintomo nuovo, una sensazione diversa. Ma è lì, che cresce e conquista, millimetro dopo millimetro, implacabile come il passare del tempo, finché un giorno ti svegli, un mattino, e la vedi..."


"...I gabbiani sembravano stranamente interessati a quello che stava succedendo. Scendevano in picchiata dall’alto per planare appena sopra le loro teste e per la frazione di un secondo si poteva cogliere il lampo di quegli occhi che potevano vedere così lontano. Il bambino pensò alle scene di quei film nei quali qualcuno era morto lontano nel deserto e gli avvoltoi continuavano a girare in circolo come aerei in attesa dell’autorizzazione per l’atterraggio. I gabbiani però non si muovevano in cerchi, ma scendevano velocissimi verso il vecchio e poi risalivano con le ali che sbattevano furiosamente. Si chiese se, come esistevano gli avvoltoi che giravano sopra una morte imminente, c’erano anche i gabbiani che scendevano e salivano in attesa di una nascita. Si sorprese di quel pensiero incongruo, chiedendosi come poteva pensare qualcosa del genere di fronte ad un vecchio che non dava quasi più segni di vita. Ma poi si ricordò di quella frase, morire per vivere..."



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