"...L’obiettivo è stato quello di creare un lavoro artistico estremo, che non tenesse conto delle convenzioni (sia della poesia che della canzone) e che affrontasse alcuni importanti temi filosofico-esistenziali, senza paura di non piacere a un pubblico. Puri e liberi. Senza compromessi. Con la convinzione però che, trattandosi di temi che riguardano la nostra esistenza e quindi tutti noi, avrebbero bene o male incontrato il favore di molti, se non di tutti..." da Vi diremo le parole che non volete sentire

mercoledì 11 novembre 2015

"Perché si scrive? Si scrive per vivere" di Piero Olmeda

L'altro giorno stavo bevendo un caffè discutendo con una amica ed ad un certo punto lei mi ha chiesto: “Perché scrivi?” Devo ammetterlo, non c'è domanda più difficile, ambigua, impossibile. Già, perché si scrive? È una di quelle domande tipo “Hai un'amante?” oppure “Quanti anni hai?” o anche “Hai paura della morte?” a cui di solito si risponde dicendo il falso, fuorviando il discorso, accampando motivi e scuse improbabili. Se ci domandiamo poi in generale “Perché uno scrittore scrive?” il compito diventa ancora più arduo e saremmo tentati di rispondere “Ognuno scrive per un motivo diverso”.

Forse però la domanda era mal posta, forse quella giusta avrebbe dovuto essere “Perché vivi?”, che portata avanti con coraggio potrebbe portare a quella successiva “Sei soddisfatto della tua vita?” che infine ci costringerebbe ad affrontare la domanda finale, cioè “Dove vuoi andare?” (con magari una nota sotto che, invece di chiarire, ci chiede “A che serve l'arte?”) Domande importanti e spaventose le cui riposte (o la mancanza di risposte) sono molto più temibili che ammettere di avere un'amante, di dichiarare la propria età o confessare di avere paura della morte.
Non c'è dubbio che ogni scrittore lo fa in modo diverso ma, per un momento, immaginiamo di essere lì, davanti ad una pagina bianca, o meglio oggi potremmo dire di fronte ad uno schermo vuoto, lì in quell'attimo sul punto di scrivere la prima parola, che poi si scinderà in una catena di parole per creare la prima frase, che unita alle frasi successive costruirà il senso organico del discorso.

Che cosa vi viene in mente? Ecco, l'inizio della scrittura è una forma di nascita, all'inizio siamo come bimbi appena nati che piano piano si auto-generano nel tempo, ma c'è una differenza essenziale che sta in questo: decidiamo noi che cosa creare e soprattutto dove dovrà condurci la nostra storia. Siamo padroni assoluti dello spazio e del tempo. Mentre nella vita non è quasi mai possibile, nella scrittura lo possiamo fare, se lo vogliamo, possiamo costruire un senso, un filo logico dall'inizio alla fine, o possiamo anche decidere di avere un fine ma di non avere una fine, la possiamo abolire l'ultima pagina (o anche la morte), così, con un tratto di penna o qualche semplice battuta sui tasti.

Ma non tutti i poeti o scrittori si sono fermati a questo. Alcuni hanno voluto uscire dalla pagina, o meglio...balzare fuori dallo schermo, per tentare di riscrivere la propria vita. Invece di portare la vita nella scrittura (chiamiamolo in senso lato realismo) hanno portato la scrittura nella vita (lo potremmo chiamare creazionismo, se la parola non fosse già utilizzata in ben altro modo). Ben pochi ci sono riusciti. Le immutabili leggi del mondo o forse al contrario la casualità degli eventi ci impedisce nella maggior parte dei casi di realizzare ciò che vogliamo, situazione che nel sentire comune viene riassunta nell'idea che la maturità arriva proprio con la coscienza dei limiti propri e del mondo che ci circonda.

In questo senso adesso possiamo comunque rispondere alla domanda posta all'inizio “Perché scrivi?” con la più semplice delle risposte, cioè “Per vivere”, lasciandovi sempre nel dubbio di aver fuorviato il discorso, di aver risposto il falso, di non voler ammettere una più triste o scherzosa verità.


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