"...L’obiettivo è stato quello di creare un lavoro artistico estremo, che non tenesse conto delle convenzioni (sia della poesia che della canzone) e che affrontasse alcuni importanti temi filosofico-esistenziali, senza paura di non piacere a un pubblico. Puri e liberi. Senza compromessi. Con la convinzione però che, trattandosi di temi che riguardano la nostra esistenza e quindi tutti noi, avrebbero bene o male incontrato il favore di molti, se non di tutti..." da Vi diremo le parole che non volete sentire

domenica 28 giugno 2015

"La Bellezza e la Bestia" disponibile in formato cartaceo


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"Una serie di tonfi impressionanti svegliò A. da un sonno profondo. Per un attimo non seppe distinguere il sogno dalla realtà. Nel sogno una campana stava rintoccando a morto e tutti gli abitanti di una città sconosciuta interrompevano quello che stavano facendo per dirigersi ordinatamente verso una strada che finiva in una nebbia bianca e luminosa. Tutti procedevano con calma e a passi cadenzati. Sui volti un'espressione serena mentre sussurravano un'interminabile litania: “...fata morgana orfana maga morta infangata monta grafia diarama di fogna ragno del fato maga fontana nata farfalla torna mia maga di legna formata di grano mia fata franata nel mago garofana matta fantasma di gara tango fa il mare franta nell'ago di fragole tana fanatica maga forma bagnata gomma franata fogna ramata maga sfatata morta nel fango di grammatica fato anamorfica gatta matta di fragola ama il fandango fanta maria nota d'arpa franta nell'ago maga di nota agata infornata infarto di cagna franata sul mago...
Così A. aprì gli occhi, muovendo oceani salati sulla terra verde dell'iride. La pura gioia dell'esistere precipitò come una cascata d'acqua fredda che entrava nella pupilla fino alle profondità dell'essere. Per un tempo che sembrò eterno affogò nella spirale incontrollabile della pura meraviglia. Ma il rumore assordante che proveniva dall'esterno distrusse ben presto il miraggio afferrandolo allo stomaco con una presa ferrea. La realtà scese su di lui come un peso infinito sul petto che gli toglieva il respiro. I sensi si risvegliarono, portando messaggi colmi di errori, imperfetti e incompleti.
Con passo da ubriaco, gli occhi ancora semiaperti, sbattendo qua e là sui mobili, si diresse verso la porta d'ingresso che continuava a scuotersi per l'effetto dei colpi. Rimase fermo lì per qualche tempo, malfermo sulle gambe, incerto sul da farsi. Infine, lentamente aprì.
La luce della lampada del pianerottolo lo accecò mentre un odore di vomito e sporcizia lo svegliò completamente. Un corpo informe si abbatté su di lui facendolo quasi cadere all'indietro e per più di qualche momento l'effetto fu di uno strano balletto eseguito lì sull'ingresso per una platea vuota.
Cominciò a dire “Chi?...Che cosa?”, ma la risposta fu un rantolo prolungato, seguito da una serie di conati, mentre il corpo che teneva tra le braccia tremava in modo incontrollabile. Piano piano cominciò a notare il soprabito sporco di un colore indefinibile, i piedi nudi, i capelli raggrumati in configurazioni improbabili.
Allora, con estremo sforzo, con le due mani a metà tra le guance ed il collo provò a sollevare lentamente il viso di questo corpo. Vide due immensi occhi gialli, persi nel nulla, secchi, la pupilla nera dilatata all'impossibile. Le guance scavate con le ossa del cranio che premevano sulla pelle rinsecchita dove le rughe si diramavano dagli occhi e dalle labbra come le crepe di un deserto.

E ancora disse e continuò a ripetere: “Chi sei? Cosa vuoi? Perché?” Ma infine la risposta che non voleva accettare si fece strada nel caos. No, non era possibile. No, non era un mostro venuto dallo spazio, né l'incubo di qualcun altro, ma semplicemente era suo figlio."

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