"...L’obiettivo è stato quello di creare un lavoro artistico estremo, che non tenesse conto delle convenzioni (sia della poesia che della canzone) e che affrontasse alcuni importanti temi filosofico-esistenziali, senza paura di non piacere a un pubblico. Puri e liberi. Senza compromessi. Con la convinzione però che, trattandosi di temi che riguardano la nostra esistenza e quindi tutti noi, avrebbero bene o male incontrato il favore di molti, se non di tutti..." da Vi diremo le parole che non volete sentire

martedì 7 giugno 2016

Cap. 10 "La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda

10 -  Un mistero che li legava indissolubilmente

Dopo che ebbe pronunciato queste parole, si sentì una voce maschile potente, che sembrava provenire da dietro le dune: “Che cosa stai facendo? Torna a casa! Non hai ancora fatto colazione!”
Il bambino si guardò i piedi, indeciso, poi disse: “È mio padre.” Come se questa affermazione spiegasse tutto e qualcosa di più. Restò in silenzio ancora un po’ ed infine aggiunse, titubante, in un sussurro appena percepibile: “Lui non vuole.”
“Che cosa hai detto?”
“Lui non vuole. Non vuole che venga qui.”
“Vuoi dire... non vuole che tu venga sulla spiaggia?”
“No, no...”
“...E allora?”
“Sì, no, non vuole che parli con... te, con lei cioè.”
A quest’ultima risposta seguì un lungo silenzio. Gli unici suoni erano il respiro ansante del vecchio, il lieve rumore delle onde, il fruscio della sabbia sotto la spinta del vento leggero.
“Perché?” disse infine e sembrò una parola pesante, che potesse sprofondare per raggiungere il centro della Terra.
“Dice che nessuno sa chi sei. Che io non so chi sei. Dice che non bisogna fidarsi degli sconosciuti.”
“Solo questo?”
“Non so se devo dire dell’altro...”
“Parla, parla! Le parole non fanno mai male a nessuno.”
Il bambino lo guardò a bocca aperta come di fronte ad una colossale bugia ed esclamò: “Ma mi hai appena raccontato di quelle cose che ti aveva detto la ragazza...”
Questa volta il tono del vecchio si alzò, ma invece di una voce potente ne uscì una specie di rantolo rauco e incerto: “Dimmi cosa ha detto!”
Camminando all’indietro, lentamente, passo dopo passo, disse tutte quelle parole che aveva dentro e che si erano prima ingolfate in un groppo alla gola: “Dice che forse sei un pazzo, che alcuni dicono che sei un bandito, ha usato anche qualche altra parola, sì, ha detto che non è normale che un vecchio parli solo con un bambino...”
Si fermò di colpo perché successe una cosa che non si sarebbe mai aspettato. Aveva pensato, nella sua ingenuità, che i ciechi non potessero vedere gli orrori del mondo, che uno schermo di buio li proteggesse come una madre amorosa non solo da ciò che non potevano vedere, ma anche dalle parole che erano in grado di sentire, da quelle fiamme invisibili che bruciavano di sensazioni la fragile pelle.
Fu quindi con meraviglia che vide una lacrima scendere lentamente sulla guancia rugosa dell’uomo e scoprì così che i ciechi potevano piangere. Di dispiacere? Di rabbia? Di malinconia? Di qualche malattia? No, non voleva saperlo qual era il vero motivo, si girò e corse via verso la sicurezza della sua casa con la convinzione di essere stato, se non il motivo, almeno lo strumento di un’azione sbagliata, perché era sicuro, con le certezza che si può avere solo in quegli anni, che non era un pazzo o un bandito, ma era qualcosa d’altro, che doveva scoprire, ancora non conosceva che cosa, ma c’era, lo sentiva, un mistero che li legava indissolubilmente.


La prima di tutte le donne

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