"...L’obiettivo è stato quello di creare un lavoro artistico estremo, che non tenesse conto delle convenzioni (sia della poesia che della canzone) e che affrontasse alcuni importanti temi filosofico-esistenziali, senza paura di non piacere a un pubblico. Puri e liberi. Senza compromessi. Con la convinzione però che, trattandosi di temi che riguardano la nostra esistenza e quindi tutti noi, avrebbero bene o male incontrato il favore di molti, se non di tutti..." da Vi diremo le parole che non volete sentire

martedì 7 giugno 2016

Cap. 9 "La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda

9 - Una barca piena di gente che cerca di salvarsi

“Non ci vedevamo da un po’ di tempo. Quello che disse mi ferì profondamente. Ho sempre avuto una grande fiducia negli altri. Ho sempre pensato che siamo  tutti come naufraghi nella stessa barca, che non ha senso pensare di buttare qualcuno fuori nell’acqua pensando di salvarsi. Io allora dovetti annaspare nelle acque fredde e quando cercai disperatamente di issarmi a bordo qualcuno mi pestò le mani per non farmi salire. Vedi... questo mondo, che gira intorno a se stesso vorticosamente, girando contemporaneamente intorno al Sole, muovendosi insieme a tutto il Sistema Solare verso un punto imprecisato della galassia, non è altro che una barca piena zeppa di gente che cerca di salvarsi, di non essere gettata nel vuoto nero dello spazio, che cerca di sopravvivere alle onde mostruose del nero nulla che ci circonda, che vorrebbe volentieri mangiarci e farci sparire per sempre. La vita è stata un caso, un incredibile inaspettato stupendo cancro del nulla, un'impossibilità logica nel deserto di stelle. Non c’è nessuno lì fuori ad aspettarci. Così ho sempre sentito una partecipazione, una vicinanza, una condivisione di interessi con gli altri esseri umani, perché abbiamo tutti gli stessi problemi, lo stesso fondamentale problema. Dove facciamo andare questa barca? Riusciremo a farla andare dove vogliamo o saremo portati via dalla corrente? Poiché ciascuno di noi è intimamente solo, alla fine tutti siamo incredibilmente vicini e...”
Il bambino stava diventando inquieto. Mentre il vecchio parlava, muoveva la sabbia con i piedi con qualche colpo di tosse qui e là. Lo interruppe dicendo: “Non mi stai dicendo nulla, non mi hai ancora detto cosa era successo.”
Il vecchio, fermato mentre stava concludendo una frase, non parlò più. Forse si rese conto che con il passare degli anni il discorso tendeva a partire per la tangente del soliloquio o forse si accorse che parlava più a se stesso che al bambino che aveva di fronte. O anche, probabilmente, che alla sua età non poteva essere più compreso, come lui stesso non poteva comprendere un altro molto più giovane di lui. Forse il suo linguaggio era sbagliato o caduto in disuso negli ultimi anni, tanto che ormai era diventato una serie di suoni senza senso. Le parole che non aveva detto per anni erano uscite tutte nello stesso momento, troppo in fretta, troppo banali, troppo vere. Disse imbarazzato: “...Già... Sì...” E aggiunse: “Riesci a vedere? Forse ci sono dei piccoli pesci che nuotano vicino alla riva.”
L’acqua, quel giorno, era chiara e trasparente come mai era stata prima. 
“Dove?”
“Forse lì, qui, là, non so, vieni, entriamo nell’acqua. Mi ricordo, tanti anni fa, di solito erano piccolissimi! Cambiavano direzione velocemente. Sono dei piccoli pesci che si muovono a zig zag. Guarda bene, io non posso, guarda per me, hanno delle piccole macchie gialle sul dorso.”
Il bambino entrò nell’acqua e tentò di prenderli di sorpresa. Non ci riuscì, naturalmente, perché scapparono tutti, come se gli passassero attraverso le mani. Dopo incominciò a schiaffeggiare l’acqua con le mani facendola schizzare sul corpo del vecchio.
“E allora, mi racconti?”
“Sì, sì, c’era una seconda volta che lei disse d’improvviso: ’Stavo così male che sono caduta nelle braccia di...’”
“Di chi?”
“Nelle mie. Nelle mie braccia.” disse il vecchio, chinando la testa.



La prima di tutte le donne

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