"...L’obiettivo è stato quello di creare un lavoro artistico estremo, che non tenesse conto delle convenzioni (sia della poesia che della canzone) e che affrontasse alcuni importanti temi filosofico-esistenziali, senza paura di non piacere a un pubblico. Puri e liberi. Senza compromessi. Con la convinzione però che, trattandosi di temi che riguardano la nostra esistenza e quindi tutti noi, avrebbero bene o male incontrato il favore di molti, se non di tutti..." da Vi diremo le parole che non volete sentire

martedì 7 giugno 2016

Cap. 7 "La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda

7 - Mi devi raccontare la storia vera

Nei giorni che seguirono il vecchio continuò ad alzarsi all’alba, a percorrere lo stesso tragitto come aveva sempre fatto per tanto, tanto tempo. Un osservatore che avesse filmato il suo percorso giorno per giorno, se avesse poi appuntato i nastri uno sopra l’altro, avrebbe notato che il tempo complessivo continuava ad aumentare. Quando usciva si fermava a lungo sulla soglia, nel momento in cui arrivava ai limiti dell’acqua stava un po’ di più con la testa rivolta verso l'orizzonte, di fronte al faro indugiava per qualche secondo di troppo. Forse anche la maniera di camminare era diversa, sembrava più curvo, il movimento ritmico e stanco delle gambe più lento, la testa che si girava più spesso.
Per parecchi giorni il bambino non andò al mare. Se ne stava a giocare da solo tra le dune. A volte si girava per un attimo, ma ritraeva subito lo sguardo, come se guardando commettesse un peccato di cui nessuno prima gli aveva parlato.
Ma venne un giorno che nuvole nere si espansero d’improvviso sul mare e fulmini caddero sulle acque mosse e grigie di sabbia. Il caso volle che, proprio mentre il vecchio stava camminando nel suo percorso giornaliero verso il faro, un colpo di vento inaspettato e rabbioso lo fece sbilanciare e cadere rovinosamente nell’acqua. La fortuna, o la sfortuna, volle che in quel preciso momento il bambino stava dando un’occhiata furtiva verso la spiaggia.
Non ci pensò due volte. Corse a tutta velocità attraverso la sabbia e, nonostante l’uomo fosse molto più alto di lui, riuscì a prenderlo, a sollevarlo, a riportarlo in piedi, perché era alto ma leggero, forse pesava addirittura meno di lui.
Il vecchio borbottò: “Grazie. Grazie, ma adesso lasciami, posso fare da solo.”
Non ci credette, così continuò a tenerlo in piedi, mentre le raffiche li facevano entrambi oscillare come canne al vento.
“Sei ancora arrabbiato con me?”
“Un poco.”
“...Va bene. Avevi ragione. Non era la verità.”
“Mi stavi prendendo in giro?”
“Sì, sì. Era la scena di un film che avevo visto.”
Il ragazzo sorrise e disse: “Allora mi devi raccontare la storia vera.”
“Certo. Aspetta un attimo. Devo ricordare. Ormai la mia testa sta perdendo i ricordi fuori dalle orecchie...”
“Sì sì... okay, aspetto. Speriamo che non piova.”
“È solo fumo senza arrosto. Non pioverà, credimi.”
“...Allora...?”
“Va bene, ricominciamo. C’era una volta un uomo...”
“Sempre solo?”
“No, no questa volta, cioè quella volta, facciamo così, non era solo, era semplicemente malato.”
“Continua!”
“C’era una volta un uomo malato che sedeva su una vecchia sedia di legno nella veranda di una casa di campagna. Teneva tra le mani tremanti il risultato di una diagnosi medica. Aveva contratto una specie di virus diceva, e questo virus aveva attaccato gli occhi ed era diventato cieco...”
Continuò a raccontare per parecchio tempo, mentre il bambino l’ascoltava a bocca aperta senza interromperlo mai.


La prima di tutte le donne

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